Dubbi e incertezze sul Social Network del momento e sulla reale efficacia dello Snapchat Marketing.
- a cura di Silvia Caruso - Marketing, Comunicazione, Digital
Vi racconto la mia esperienza con Snapchat, il Social Network del momento. Sarà vero?
Creato nel 2011 da Evan Spiegel, venticinquenne oggi miliardario e una delle poche persone a potersi vantare di aver rifiutato le proposte di acquisizione da parte di colossi come Facebook e Google, Snapchat si è appena quotato in Borsa. Rosicchia iscritti agli altri competitor – ha superato Twitter per numero di utenti giornalieri – e osserva sornione i loro tentativi di imitarne le principali funzioni: da una parte Instagram che ha introdotto “Stories”; dall’altra Messenger con la possibilità di creare video, aggiungere filtri (avete visto quelli natalizi?) e personalizzare le foto da inviare agli amici. Fin qui la storia. L’ultima news in casa Snapchat è l’acquisizione di Cimagine, start up specializzata in realtà virtuale.
Il futuro anche per Snapchat sarà la realtà aumentata, magari anticipando tutti gli altri? Snapchat in Italia Guardiamo l’orizzonte del nostro Paese: 673.000 utenti attivi (2,3% della popolazione Internet in Italia) in età compresa, in prevalenza, tra i 16 e i 24 anni (fonte Wired), anche se una buona fetta di iscritti si piazza nella fascia successiva. Snapchat è in crescita anche in Italia, se ne parla molto di più, tanti Snapcode cominciano a fare capolino tra i profili e le bio dei frequentatori del web. Si moltiplicano guide, tutorial e corsi su come usare Snapchat – il suo funzionamento non è decisamente intuitivo – non si contano più gli articoli che spiegano come sfruttare il fantasmino giallo per fare Marketing.
Riflessioni sulla mia esperienza con Snapchat.
Ho usato Snapchat per qualche mese, un po’ per motivi professionali, un po’ per curiosità.
Ho seguito un workshop, soprattutto in merito alle potenzialità in termini di Storytelling che riconosco a questo Social Network “emergente”.
Ho smanettato un bel po’, ho creato delle storie, inviato e ricevuto messaggi, intercettato e “conosciuto” persone interessanti, ne ho abbandonate altre che non mi coinvolgevano più di tanto, ma ho soprattutto ascoltato e osservato. Molto. Seguo due delle principali community che sono nate su Snapchat (parlo, per esempio, di Ghostloved.it e di Snapnews Italia), cerco e seguo brand internazionali per capire come si muovono su questo terreno. Poco fruttuosa la mia ricerca di aziende italiane (piccole, medie o grandi, se qualcuno volesse darmi qualche suggerimento farebbe cosa gradita).
Seguo la Juventus (ho assistito all’arrivo di Dani Alves in tempo quasi reale), il Corriere della Sera e Milano Bicocca (un’università, ebbene sì); non pervenuta Mondadori (esiste, ma tutto tace). Inevitabile, allora, fare qualche bilancio che può essere utile anche per riflettere sulle effettive potenzialità del Marketing su Snapchat e sull’efficacia di presidiare questo Social, su cui – lo confesso – sono scettica: alcune persone inizialmente entusiaste e molto coinvolte da Snapchat, lo hanno progressivamente abbandonato, al punto da scomparire del tutto (alcuni sono migrati a Instagram stories e, attualmente, lo usano con regolarità); dentro Snapchat si è creata una grande community intorno ad alcuni (autodefiniti) influencer che hanno organizzato diversi raduni dal vivo in diverse città italiane (gli “Snapaperitivi”).
Il problema è che non sono ancora riuscita a capire (ben vengano i suggerimenti anche qui) la reale consistenza numerica della loro base fan; l’essenza di Snapchat sono le persone. Sì, può sembrare una banalità (lo diciamo anche per gli altri Social: le persone al centro di tutto), ma è il punto di vista che qui si capovolge radicalmente. Chi progetta strategie di Marketing e mira a una crescita del business non può ignorarlo. Quando gestiamo una pagina Facebook aziendale, per esempio, lo facciamo mettendoci nei panni del nostro cliente-tipo, ma l’occhio con cui guardiamo e valutiamo ogni cosa è sempre quello aziendale.
Su Snapchat il punto di vista è quello delle persone che si relazionano con altre persone: Snapchat piace perché – lo ripetono tanto e spesso gli Snapchatters – incontri altre persone e, ascoltando la loro voce (al mattino mentre fanno colazione, la sera quando escono o vanno in palestra), guardandole in viso (magari anche appena sveglie), scoprendo l’ambiente in cui si muovono, ti sembra di conoscerle veramente. Come vecchi amici. La genuinità e la spontaneità di questo Social è la sua forza, come se ci avesse riportato alle origini di quella socialità 2.0 e restituito quell’autenticità persa nei meandri infiniti del virtuale.
La mia sensazione è che gli utenti di Snapchat – quelli che lo usano tutti i giorni, più volte al giorno, per ogni cosa che fanno – non riescano a essere obiettivi. Ne sono troppo e troppo profondamente coinvolti. Il loro giudizio, il loro entusiasmo mi sembra fuorviante: a mio parere l’autenticità sui Social è un concetto sfuggente: usiamo maschere nella vita reale, figuriamoci in quella virtuale. E Snapchat, secondo me, non fa eccezione. Posso benissimo raccontare di essere in macchina per andare a un meeting importantissimo quando, in realtà, sto solo andando a fare la spesa. Punti di vista. Eppure è questo percepita autenticità di Snapchat il principale motivo che mi fa dubitare delle opportunità di fare Snapchat Marketing come fosse la cosa più semplice e naturale di questo mondo e di sfruttarlo efficacemente in questo senso. Almeno per adesso.
La genuinità e autenticità primigenia, che tanto attraggono gli utenti e che fanno di Snapchat un Social con grande appeal, poco spazio, secondo me, lascia alle aziende: difficilmente esse possono inserirsi in questo flusso di conversazioni naturali, spontanee, personali senza essere percepite come corpi estranei e, conseguentemente, isolate. Non è semplice – dato di fatto – farsi seguire su Snapchat, ma se sei un brand, per quanto tu possa impegnarti, è ancora più difficile. Altrettanto complesso è calcolare il ROI. Alcuni brand che seguivo, ultimamente fanno meno snap; un’azienda del settore food, considerata al suo approdo un vero caso di studio di Snapchat Marketing, si è ormai eclissata dopo l’exploit iniziale.
La posta, evidentemente, non vale ancora la candela.